La Barcellona di Antoni Gaudí è da sempre una delle mete più apprezzate dai viaggiatori. Arte, cultura e meraviglia in una città che lascia tutti senza fiato.
A cura di Valentina Grispo
“Questa città è magica. Ti entra nel sangue e ti ruba l’anima.”
Con queste parole Carlos Ruiz Zafón nel “L’ombra del vento” definisce Barcellona, magnifica città sul mare, ricca di luoghi magnifici e che ha fatto dell’arte la sua maggiore risorsa.
Il protagonista indiscusso dell’arte di Barcellona è Antoni Gaudí, geniale esempio dell’architettura Art Nouveau catalana ma che, pur condividendone i presupposti ideologici e tematici , grazie alla sua personalità eclettica, riuscì a innovarne le istanze delineando una visione talmente individuale da costituire un caso a sé.
L’ Art Nouveau può essere considerata come il primo modo in cui la società industriale cercò di darsi un’estetica, questa concezione dell’arte risulta caratterizzata, infatti, da una forte connotazione decorativa, una preferenza per le forme asimmetriche e dall’uso di una linea sinusoidale avvolgente. L’ispirazione alla natura e il revival neogotico costituiscono in questo contesto le istanze principali del movimento. Gaudí, pur collocandosi all’interno del genere, introdusse una sensibilità nuova, basata su una forte liricità, sull’esaltazione del connubio tra l’architettura e le altre arti e sull’impiego di elementi polimaterici e policromatici in grado di conferire grande vigore plastico ai suoi edifici.
In accordo con la sensibilità del tempo, lo stile che più di tutti condizionò Gaudí fu il neogotico al quale, però, si accostò attravero la lezione di Viollet-le-Duc, che invitava i giovani architetti a non rivolgersi in maniera dogmatica ai grandi esempi del passato, ma a migliorarli attraverso una personale interpretazione e utilizzando nuove tecniche costruttive. Gaudí cercò di porsi in continuità con il passato architettonico di Barcellona, ricca di splendidi esempi di gotico catalano, ma proprio a questo diede una sua personale interpretazione: riteneva, infatti, lo stile gotico, in un certo senso, imperfetto e anacronistico rispetto all’epoca moderna, dunque, adottò diverse soluzioni tecniche per migliorarlo secondo il gusto del tempo. È in questo modo che con l’architettura di Gaudí si aprono una serie di sperimentazioni statiche che condurranno all’eliminazione di quegli elementi strutturali e costitutivi del gotico, come i contrafforti e gli archi rampanti, giudicati da Gaudí come «stampelle» accessorie e antiestetiche necessarie nel passato solo per esigenze di natura costruttiva in mancanza di alternative.
La venerazione per le antichità gotiche e per la natura divenne per Gaudí una fonte di ispirazione, non solo per gli elementi decorativi ma anche e soprattutto per quelli strutturali.
La sua fortuna iniziò nel 1878 con l’interesse di Eusebi Güell, un ricco magnate che incontrò in occasione della Exposition Universelle di Parigi, che sognava di farsi costruire un palazzo visionario e riconobbe nell’esuberanza creativa dell’architetto il mezzo per potere ottenere prestigio all’interno di una società in cui lo status sociale era definito anche dalla particolarità e dal prestigio dei propri edifici, considerati al pari di una vetrina sul mondo.
Nacque così il parco più famoso di tutta Barcellona: Parc Güell, in cui si sprigionò tutta la libertà immaginativa di Gaudí.
Secondo L’architetto catalano il suo era, infatti, un mestiere che comprendeva anche il design e la cura di ogni dettaglio scultoreo, ciascun progetto aveva per lui la medesima importanza e nei suoi edifici anche i dettagli più minuti hanno richiesto un grande impegno progettuale. Nella realizzazione di Parc Güell dimostra la sua capacità di sposare materiali di origine artigianale e industriale: dal ferro, ai mattoni modellati da inserti policromi in ceramica, alla pietra scolpita.
Gaudí è considerato un modello, non solo nell’architettura in senso proprio, ma anche nell’artigianato, campo al quale diede un decisivo impulso con l’introduzione di nuove soluzioni decorative. Durante il periodo universitario, infatti, Gaudí ebbe l’opportunità di confrontarsi con importanti costruttori barcellonesi, come Eudald Puntí, Llorenç Matamala e Joan Oñós, grazie ai quali acquisì conoscenze non solo nell’ambito dell’architettura, ma anche in quello della scultura, dei lavori in ferro battuto, delle vetrate e delle ceramiche, che applicò nella progettazione e realizzazione dei suoi lavori, di cui si occupò il più delle volte personalmente.
Altre importanti personalità nella società di Barcellona si interessarono all’architettura di Gaudí: Josep Batlló, altolocato industriale del settore tessile, che nel 1904 affidò a Gaudí l’incarico di rimettere a nuovo un modesto palazzo acquistato l’anno precedente sul Passeig de Gràcia, e Roser Segimon e Pere Milà, che gli commissionarono qualche metro più avanti Casa Milà, detta La Pedrera.
Casa Batllò, dichiarata nel 2005 patrimonio dell’umanità dell’Unesco, emerge con la sua facciata decorata con mosaici policromi all’angolo tra due strade, nella zona d’espansione dell’Eixample, il distretto più popolato di Barcellona e zona eletta dalla borghesia catalana dell’epoca quale sede dei propri spettacolari palazzi.
In questo edificio gli elementi decorativi costituiscono la struttura e si integrano perfettamente con questa. Il tetto ricorda la schiena di un armadillo, è infatti evidente che i rettili costutiscono l’ispirazione principale, sia per l’interno, sia per l’esterno dell’edificio, con le sue caratteristiche forme a spirale e la prevalenza di linee curve. La resa delle pareti interne e in particolare della facciata, mimano la pelle squamosa di un serpente e grazie alla policromia rendono l’effetto sintetizzato dall parole dello stesso Gaudí : “Così il mio palazzo sarà più luminoso della luce”.
Qualche metro più avanti si incontra La Pedrera, realizzata tra il 1906 e il 1912. Questo edificio, a differenza di Casa Batllò, non spicca per il riflesso dei colori, ma per la sua forma atipica: si può considerare, infatti, come una rivisitazione in chiave modernista di una roccia erosa da agenti naturali, effetto dato dal materiale stesso trattato in modo da mettere in evidenza la porosità della pietra. La facciata segue una successione di linee serpentinate in cui le finestre, delimitate da inferriate che rielaborano motivi naturalistici, sembrano bocche di caverne.
L’attrazione principale di Barcellona, nonché l’opera che ha caratterizzato l’intera vita, artistica e non, di Gaudí gli venne commissionata nel 1882, a 31 anni: Il Temple Expiatori de la Sagrada Família (Tempio Espiatorio della Sacra Famiglia), o più semplicemente Sagrada Família. Questa opera, destinata a rimanere incompiuta, occupò l’architetto per oltre 40 anni, fino alla morte, esemplificando l’associazione tra arte, architettura e vita che caratterizza l’intensa opera di Gaudí.
L’ispirazione dichiarata per la Sagrada Família è la creazione divina, ovvero la natura, che riteneva essere la sua più preziosa maestra. Stando al giudizio di Gaudí l’errore fondamentale che ha caratterizzato generazioni di architetti era stato quello di affidarsi ai rigidi dettami della geometria euclidea, la quale promuoveva forme come i cerchi, le linee rette, verticali e perpendicolari che, pur essendo esteticamente gradevoli, erano impossibili da ritrovare in natura, dove , invece, prosperava la linea curva. ” La linea retta è la linea degli uomini, quella curva la linea di Dio”, diceva Gaudí.
La maestosa Sagrada Família domina la città con la sua vertiginosa altezza come un chiaro richiamo al senso mistico dell’ascensione dalla terra al cielo. Ma lo stupore assale il visitatore quando entra all’interno dove incontra un tripudio di colori dati dal riflesso della luce sulle vetrate colorate e dal tetto realizzato come vi fossero ramificazioni di alberi.
“Volete sapere dove ho trovato la mia ispirazione? In un albero; l’albero sostiene i grossi rami, questi i rami più piccoli e i rametti sostengono le foglie. E ogni singola parte cresce armoniosa, magnifica.” Antoni Gaudí.
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Bibliografia:
Rainer Zerbst, Antoni Gaudí, Taschen, 1990